Siamo a fine ottobre, clima pienamente autunnale, sembra di essere in un quadro: cipressi, ulivi e vigneti…e che vigneti. Siamo a Bolgheri, terra che circa cinquant’anni fa ha dato i natali al Sassicaia grazie al marchese Mario Incisa della Rocchetta. Grazie a lui Bolgheri é stata in seguito riconosciuta come una seconda “Graves”, terroir tipico bordolese che poteva felicemente ospitare (e poi assemblare) i grandi vitigni francesi come Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc e Merlot, oltreché Syrah e Petit Verdot. Bolgheri é quindi un susseguirsi di cantine di fama internazionale, alcune storiche, altre piu’ sperimentali: c’é veramente l’imbarazzo della scelta.

Non lontano dall’incantevole borgo di Bibbona, andiamo a scoprire la cantina di Guado al Melo.

Questa cantina si trova sulla strada tra Bolgheri e Castagneto Carducci: si tratta di un’azienda di 17 ettari creata e gestita dalla famiglia del professor Attilio Scienza, che acquisi’ l’azienda nel 1998, e suo figlio Michele con la moglie Annalisa. 120mila bottiglie all’anno tra cui un vermentino   e diversi rossi. Le barriques sono conservate in una cave sottoterra con una temperatura naturale costante intorno ai 16 gradi (una rarità in questa zona).

Facciamo la degustazione: iniziamo con il bianco Airone (vermentino) seguito dai due rossi DOC Bolgheri Antillo e Rute per concludere coi due peculiari e incantevoli rossi Jassarte (Toscana IGT Rosso) e Atis (DOC Bolgheri Superiore).

Il Jassarte viene prodotto solo in annate eccezionali da un unica vigna con una trentina (!) di varietà. E’ quindi un pezzo d’arte unico, impossibile da replicare di annata in annata: il colore é un rosso rubino strepitoso pur avendo subito 24 mesi di affinamento in barrique su feccia fine. Il profumo é un insieme di fruttato (frutti di bosco) e speziato (liquirizia, tabacco) che acquista valore col tempo (vino decisamente da tenere 10-12 anni in cantina).

Il secondo vino da favola é l’Atis: di formula prettamente bordolese (Cabernet Sauvignon completato di Cabernet Franc e Merlot) stupisce per la sua nota organolettica ben definita: 100% mirtillo. Volendo anche mora. Intensissimo, con enorme potenziale di invecchiamento (anche lui con 24 mesi di affinamenteo in legno e 12 mesi in bottiglia) da conservare senza indugi per una decina d’anni.

Usciamo soddisfatti del tour (all’interno c’é anche un museo e tanti pannelli esplicativi sul tema enologico ben fatti) e ovviamente con qualche bottiglia in piu’ nel bagagliaio.