Questo é stato il primo pensisero quando ho scoperto che la mia quarantena non solo non sarebbe finita, ma ben prolungata ancora di qualche giorno…
Succede così, quando non si ha alcun potere sugli eventi, solo sperare che quel malefico virus non faccia troppi danni e non se ne parli più, definitivamente.
Per questo motivo, bisogna sopravvivere, e bisogna farlo al meglio delle nostre possibilità: scendo con adeguato anticipo in cantina e cerco una bottiglia tra i miei rossi preferiti, e scelgo questo Brunello di Montalcino Poggio Cerrino 2012 firmato Tiezzi.
La cantina Tiezzi é una cantina storica le cui origini risalgono a fine Ottocento: basti dire che un antenato di famiglia é il professore Riccardo Paccagnini, agronomo montalcinese pionere tra i pionieri del Brunello che nel 1870 produsse il primo vino etichettato “Brunello” e ricevette più premi oltralpe (Parigi, Marsiglia, Bordeaux). Enzo Tiezzi diviene il proprietario di questa azienda agli inizi degli anni Ottanta: inizia con l’acquisto del Podere Cerrino, poi del Podere Cigaleta e infine lo storico Podere Soccorso. Ancora oggi, con la figlia Monica, danno vita a dei vini memorabili.
I due Brunelli di casa sono quindi il Brunello di Montalcino DOCG “Vigna Soccorso”, ottenuto dalle vigne del podere storico dell’azienda, e il Brunello di Montalcino DOCG “Poggio Cerrino”, ricavato dai viti di un’età media di 35 anni. Potatura rigorosamente manuale, fermentazione in tini di legno, affinamento di 44 mesi in botti di rovere e di almeno 4 mesi in bottiglia prima di giungere alle nostre tavole.
Quindi per riassumere, ho scelto e aperto un Brunello che di storia ne ha da vendere.
Ma veniamo alla degustazione. Il colore ha un intenso e vivo tono granato leggermente aranciato, segno degli anni passati ad aspettare prima di essere versato. Al naso é il profumo iniziale di frutta matura, ciliegie pronte per confetture, anche un po’ amarene sotto spirito. Poi si spazia nel sottobosco, note terrose e di muschio. Poi arrivano le note terziarie di spezie come il pepe e il chiodo di garofano e di legno tostato e cuoio. In bocca é caldo, morbido, estremamente lungo e i tannini quasi non si fanno più sentire. E’ un vino decisamente pronto, che va trattato con riguardo, é prorompente, é un signor vino, noblie nell’anima.
Inutile dire che per stare ai suoi livelli di altissima complessità, ci serve la succulenza di un piatto di carne rossa: io l’ho abbinato con un favoloso filetto piemontese e melanzane alla griglia, ma dovessi scegliere lo abbinerei con un bel piatto di selvaggina.
A tanta nobiltà, lo spirito si risolleva, quasi mi dimentico che sono in isolamento forzato: in questo momento ho altro a cui pensare.