La scorsa estate, attraversando la penisola in direzione Sud d’Italia, occorreva fare una sosta, più o meno a metà. E la regione é l’Umbria, e allora si fa tappa qui, a due passi dal magnifico borgo di Bevagna (la sua visita é d’obbligo, davvero). Dove siamo? Siamo davanti a un’opera d’arte, una scultura in rame che da arancio lucido si é già trasformato in terra bruciata: siamo davanti al Carapace di Arnaldo Pomodoro che ospita al suo interno la cantina Tenuta Castelbuono della famiglia Lunelli.

Perché Carapace? Perché lo scudo di questa tartaruga gigante é rigida e solida come il territorio che lo circonda: le sue crepe riprendono i solchi che si vedono qua e là  tra i vigneti, un territorio fatto in gran parte di argilla che ha un forte impatto sulla vite circostante, vite che dà principalmente l’autoctono Sagrantino di Montefalco, ma anche Sangiovese, Merlot e Cabernet Sauvignon.

Il Carapace é affascinante all’esterno come all’interno: dentro la struttura riprende perfettamente lo scheletro portante di questo enorme animale, si notano testa e coda, ma la parte che ho preferito é quella sotterranea. Si scende attraverso una scala elicoidale, avvolgente, e si apre la vera cantina piena di botti e barriques dalle pareti verdi come se avessero spruzzato la poltiglia bordolese (o verderame): e in centro, in una atmosfera tra il sacro e il profano, si scopre un Zigurrat, questa torre-tempio dell’antica Mesopotamia che serviva a comunicare col cielo. Sembra proprio di entrare in un tempio pagano (volendo si possono fare delle degustazioni) e ti viene voglia di sederti, stare zitto e magari meditare.

Mi piace pensare a questa forma di arte funzionale, soprattutto se legata al vino.

La visita si completa con la degustazione di quattro vini:

  • Montefalco Rosso Ziggurat 2018: Sangiovese 70%, Sagrantino 15%, Cabernet Sauvignon e Merlot 15% . Passaggio 12 mesi in barriques da 225 litri e successivamente in tonneaux da 500 litri. Vino d’impatto, molto carico e aromatico, con tannini un po’ troppo pronunciati che meritano di attendere qualche anno per “smussarsi”.
  • Montefalco Rosso Riserva Lampante 2017: La versione riserva del precedente, maturato 18 mesi in tonneaux. Toni speziati e balsamici arricchiscono il bouquet.
  • Montefalco Sagrantino Carapace 2016: per me il migliore. 100% Sagrantino che rimane 24 mesi solo in botte grande e che mi ammalia con una intensissima nota di viola, buonissima. Poi prugna, mirtilli e sottobosco. Potente e elegante insieme
  • Montefalco Sagrantino Carapace 2010 (purtroppo non era piu’ disponibile il Montefalco Passito): interessante compararlo al precedente, un po’ come comparare le generazioni, il giovane e il maturo: tannini morbidi, meno audace nei profumi, piu’ lungo e persistente.

Sì, un Carapace ci sta benissimo qui, é il simbolo perfetto della terra e del vino umbro, e il dardo rosso di 18 metri, un po’ inquietante, ricorda la mano dell’uomo: é l’uomo che é intervenuto, é l’uomo che ha realizzato questa mastodontica scultura in cui si vive e si lavora, e si lavora il vino. Affascinante.