Il Piemonte che emigra, come me. Gli agnolotti, tipico piatto piemontese che a casa mia sono un appuntamento fisso del pranzo di Natale, quest’anno sono rimasti fedeli alla linea: anche in questo periodo di pandemia e di “Natale-non-con-i-tuoi”, gli agnolotti non sono mancati sulla mia tavola natalizia.
A questo punto, anomalo per anomalo, questo Natale deve esserlo fino in fondo. Vado in cantina e scelgo un vino da abbinare a questi agnolotti, una scelta che probabilmente in Italia, seduti a tavola tra i miei familiari, avrebbe creato dubbio, stupore, diffidenza o magari anche qualche svenimento. Scelgo la California, apro un Motto Zinfandel Unabashed 2015.
Una vera esplosione di aromi: frutta matura, confettura, prugna. Intensissimo. Poi nota di cuoio e spezie, chiodi di garofano e pepe nero. In bocca si conferma essere un vino di grande struttura, con note tostate di sottofondo. Io lo definisco un vino “maschio”, vigoroso e irrompente, senza fronzoli, travolgente, aiutato anche dal suo importante 14,5% grado alcolico.
Mi piace pensare che lo Zinfandel alla fine sia un emigrato come noi, un vitigno che condivide il suo DNA con il pugliese Primitivo e che, giunto sulle coste atlantiche dalla vecchia Europa, ha trovato il suo miglior habitat nella bella e calda California. Il sogno americano che si realizza.
Forse ho osato troppo, i miei agnolotti si inchinano un po’ intimoriti all’ondata aromatica di questo vino Unabashed (“imperturbabile”), forse questo portento californiano starebbe meglio con i barbeque tra amici nelle grandi ville americane (ma anche nei piccoli giardini europei…); intanto apprezzo questo Zinfandel che mi ha fatto ritrovare, anche solo per un attimo, il piacere di viaggiare, esplorare, sognare.